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Lo scoppio del carro

Tra via de’ Tornabuoni e via Por Santa Maria, le due arterie commerciali del centro, si trova una piccola piazza, che porta un nome che potremmo definire “dantesco”: Piazza del Limbo. In questa piazzetta,si trova una chiesa, la Chiesa dei Santi Apostoli. La storia di questa chiesa è millenaria: un’iscrizione sulla facciata della chiesa racconta che la chiesa è stata fondata nell’anno 800, alla presenza dell’imperatore Carlo Magno, del paladino Orlando e del vescovo Turpino.

È più probabile tuttavia che la chiesa sia stata fondata alla fine dell’XI secolo. In questa chiesa,dalle architetture molto semplici,si trova una piccola nicchia,dentro la quale sono conservate tre pietre. Questo fatto potrebbe anche stupire, ma queste tre pietre sono collegate ad una importantissima tradizione di Firenze, il cosiddetto “scoppio del carro”, che si tiene ogni domenica di Pasqua.

Per scoprire le origini di questa particolarissima festa, bisogna tornare alla fine dell’XI secolo.

Nel 1096, infatti, Papa Urbano II bandì per la prima volta la crociata, con l’obbiettivo di liberare il Gerusalemme e il Santo Sepolcro dagli invasori Turchi, che l’avevano conquistata nel 1073. A questa spedizione, capitanata da Goffredo di Buglione, parteciparono anche molti cavalieri fiorentini, provenienti dalle più influenti e nobili famiglie della nobiltà cittadina. Tra loro c’era anche un cavaliere, tale Pazzino de’Pazzi, che sarebbe stato il capostipite della famosa famiglia Pazzi.

La leggenda vuole che fu proprio lui il primo crociato a scalare le mura di Gerusalemme durante l’assedio. In ricompensa di questa eroica impresa, Goffredo di Buglione gli regalò tre pietre provenienti dal Santo Sepolcro, che il cavaliere riportò in patria nel 1101, depositandole nella Chiesa di Santa Maria Sopra Porta. Insieme alle pietre, il cavaliere introdusse una cerimonia che avveniva allora (e anche ai tempi nostri) a Gerusalemme il sabato santo: l’accensione del fuoco benedetto.

Venne deciso quindi di accendere durante il sabato santo

Venne deciso quindi di accendere durante il sabato santo, un fuoco sacro (simbolo di purificazione) con queste tre pietre, che sarebbe poi stato distribuito alla cittadinanza. Successivamente,alla fine del Trecento, venne ideato un carro che avrebbe dovuto portare il fuoco sacro in giro per la città, in modo che potesse essere distribuito a tutti i cittadini.

Nel Quattrocento, poi, si sono aggiunti tutti quegli effetti pirotecnici che lo rendono ancor’oggi molto famoso e popolare tra i cittadini. Dall’inizio di questa celebrazione, le spese per la festa e la custodia delle pietre vennero affidate alla famiglia Pazzi. Solo per un periodo, tra il 1478 e il 1494, la famiglia fiorentina non ebbe il privilegio di soprintendere questa festività, a causa della congiura ordita a danno di Lorenzo il Magnifico e suo fratello Giuliano.

I Medici proibirono lo scoppio del carro

I Medici, infatti, proibirono lo scoppio del carro, per obliare completamente il prestigio della famiglia rivale; il popolo fiorentino, tuttavia, che ormai si era abituato a questo spettacolo, cercò in tutti i modi di ripristinare questa cerimonia, che poco dopo venne di nuovo permessa dal governo cittadino.

Nel 1494, poi, con la cacciata dei Medici dalla città, i Pazzi, ritornati in città, riottennero tutti i loro vecchi privilegi, compresa l’organizzazione dello scoppio del carro, che mantennero fino al 1859, quando l’ultimo esponente della famiglia Pazzi morì senza eredi. Fu proprio in quell’epoca, poi che venne ideato il cosiddetto “Brindellone”, il carro trionfale che doveva contenere il fuoco sacro.

L’origine del termine “brindellone”

L’origine del termine “brindellone”, tra l’altro, è un rimando ad un’altra antica festa fiorentina, organizzata dalla Zecca fiorentina. Nel Medioevo, infatti, ogni 24 giugno, giorno in cui si celebra San Giovanni Battista, partiva dalla Torre della Zecca un carro molto alto con un gran carico di fieno, che trasportava per la città un uomo vestito di pelo di cammello, per rappresentare il santo.

Il più delle volte quest’uomo era ubriaco e,a causa del suo aspetto trasandato, venne soprannominato “brindellone”, che nel vernacolo fiorentino significa “straccione”. Da quel momento in poi, però, il termine iniziò ad essere usato per indicare prima quello specifico carro e in seguito tutti i carri trionfale, compreso il carro del fuoco santo.