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Da Firenze ad Assisi ripercorrendo il tracciato utilizzato da Gino Bartali quando il suo scopo non era vincere tappe ma salvare le vite dei perseguitati dal nazifascismo.

 

195 chilometri, da Firenze ad Assisi. Non è il riassunto di un’affascinante tappa del Giro d’Italia 2017 ma è il tragitto che Gino Bartali ha coperto decine di volte per salvare la vita a moltissimi civili ( si parla di 800 ebrei circa)  perseguitati nella Firenze occupata. La centesima edizione del giro d’Italia è una grande occasione per ricordare le gesta di Bartali come atleta ma anche del Bartali uomo e l’Israel Cycling Academy non ha voluto perdere l’occasione. La presentazione  di questa iniziativa si è svolta martedì 15 maggio in Sala d’Arme a Palazzo Vecchio con la presenza degli assessori allo Sport Andrea Vannucci e alle Pari opportunità Sara Funaro i quali sono intervenuti così:  “Iniziative come questa ci ricordano come Bartali non fosse solo un grande sportivo, ma anche un grande uomo che ha lasciato un segno indelebile nel ciclismo e nella storia del nostro Paese”.  Quello di Bartali è l’esempio di eroismo taciuto, quello di un uomo che per sua spontanea volontà decise di usare se stesso per salvare il prossimo senza proclami e senza vantare credito. Una figura mitica del secolo scorso che fino a qualche anno fa era legata a doppio filo soltanto alle sfide infinite lanciate a Fausto Coppi.

 

Un allenamento speciale

Il  percorso della squadra israeliana fa parte di un all’allenamento speciale la cui partenza sarà a Ponte a Ema con arrivo ad  Assisi. A guidare gli atleti israeliani c’è il team manager Ran Margaliot, nipote di uno dei primi ricercatori della Yad Vashem, l’ente nazionale israeliano adibito alla diffusione ed alla cura della memoria della Shoah. L’omaggio sportivo si tiene alla vigilia della tappa del  centesimo Giro d’Italia di mercoledì 17 maggio con partenza proprio da Ponte a Ema, città natale di Bartali. Gli atleti non hanno nascosto il loro entusiasmo e la loro gratitudine per l’opportunità di ripercorrere la strada che ha scaturito grande senso di gratitudine.

Nella foto vengono mostrate le magliette che gli atleti indosseranno durante tutto il percorso.

Una storia di coraggio taciuta per decenni

La storia di Bartali è venuta alla luce solo nel 2010 grazie alla testimonianza inedita dell’ebreo fiumano Giorgio Goldenberg  che ha affidato la sua testimonianza al giornalista fiorentino Adam Smulevich il quale ha raccolto e pubblicato questo racconto su Pagine Ebraiche.  Una storia sconosciuta a tutti, famigliari compresi  e che  ha acceso i riflettori sull’uomo anziché sullo sportivo. Gino Bartali ha lasciato il segno, il suo gesto l’ha portato tra i “giusti” e questo a scapito di qualsiasi spirito di conservazione che poteva sorgere durante gli anni bui del secondo conflitto mondiale. L’atleta fiorentino intraprese  una gara, non contro il tempo e la fatica ma contro la paura e gli imprevisti; una sfida ancora più difficile delle montagne su cui era solito arrampicarsi in sella alla bicicletta.

” Il bene si fa, ma non si dice. E certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca.” G. Bartali