Spazi sociali: un primo bilancio
La rubrica Spazi sociali (https://www.seidifirenzese.it/rubriche/spazi-sociali/) esce ogni giovedì su Sei di Firenze se. Da poco più di un mese. Sono già molti gli spazi raccontati e molto è stato fino ad oggi l’interesse dei cittadini che in essi hanno rivisto frammenti della propria vita: luoghi dell’infanzia, luoghi dove si andava insieme a mangiare, luoghi dove si è stati curati.
Spazi sociali è nato per questo: per ripercorrere le tappe della storia fiorentina che altro non è che parte di una storia più grande ma con uno sguardo al futuro che mai può mancare. Si tratta molto spesso di spazi che possono e devono avere nuova vita.
L’industrializzazione di Firenze con l’ex deposito tram di Rovezzano e la Fabbrica Campolmi dell’Isolotto, il sistema sanitario con Villa Basilewsky, lascito terreno ai fiorentini di Olga, il tempo libero come il Ristorante Le Rampe.
Riflettere sullo spazio, raccontare le trasformazioni che subisce e le ricadute di queste sulla comunità.
La città non è un agglomerato dimensionale, lo spazio è per sua natura sociale: la città è una trama di funzioni aggregative.
La città che sale
Una città, come un corpo, non può vivere senza le arterie, vie di comunicazione, canali. Anche questi sono spazi sociali che bisogna raccontare nelle loro trasformazioni.
La città non è statica, la città cambia e si adatta secondo le esigenze. Anche Firenze cambia. Le infrastrutture stanno mutando il volto della città di Firenze: da poco è in funzione la linea della tramvia che rappresenta un nuovo tassello per una trasformazione della mobilità cittadina. Una scommessa sulla quale il sindaco Nardella ha investito molto e non solo economicamente.
Si pensi per esempio a quanto è cambiata Novoli negli ultimi anni. Anche solo a livello visivo con il viadotto della tramvia. Una città che sale, per riprendere il celebre titolo del quadro del futurista Boccioni.
Non solo tramvia. Firenze ha in cantiere una serie di infrastrutture che possono cambiarne il volto. Alterarlo secondo alcuni.
Una di queste senza dubbuo è l’aeroporto: la vexata quaestio per eccellenza. Complice la malcelata ostilità del nuovo governo alle infrastrutture, l’ampliamento della pista di Peretola, chiesto a gran voce dell’imprenditoria fiorentina e non solo, rischia di saltare definitivamente. L’opera è ritenuta strategica non solo per lo sviluppo di Firenze ma per tutta la Toscana.
Un’opera di cui non si parlerà più è il termovalorizzatore di Case Passerini già scaricato da Enrico Rossi e stroncato definitivamente da una sentenza del TAR. Poco tempo prima del pronunciamento una consigliere regionale del PD Monia Monni aveva proposto di incentivare l’economia circolare. I tempi cambiano anche a Palazzo del Pegaso. Il problema rifiuti resta.
Firenze all’asta: la mappa degli edifici
Grandi immobili, grandi affari. Specie se immobili storici. Meglio ancora se c’è la possibilità di trasformarli in modo da guadagnarne. È ciò che alcuni esperti fanno notare puntando il dito sulla variante all’articolo 13 del Regolamento urbanistico.
L’ex Teatro Comunale al centro di manovre finanziarie non ancora del tutto chiare sarebbe dovuto diventare appartamenti di lusso ma la scure della giustizia si è abbattuta su Luigi Dagostino amministratore di Nikila, l’azienda che due anni fa firmò il preliminare per l’acquisto.
Stesso destino per l’ex Cassa di Risparmio di via Bufalini al centro di una trasformazione che molti residenti riuniti in un comitato ad hoc contestano accanitamente. Oppure per la Villa di Rusciano all’asta per poco più di 7 milioni.
È questo il destino migliore per spazi che hanno un indubbio valore storico? È possibile che la politica non riesca a pensare ad un uso migliore?
Un appello
Vi parlo da fiorentino: qualunque decisione si prenda per i nostri spazi sociali, dobbiamo partecipare, far sentire la nostra voce. Uno spazio sociale non esiste per caso, è un lascito ed è nostro in quanto comunità che nei secoli lo ha creato e vissuto.