fbpx

 Cosa rappresenta l’animale cornuto sul Duomo? Un semplice tributo a quelli animali che aiutarono nella costruzione o forse una piccante vendetta? 

Il Duomo di Firenze è senza ombra di dubbio un edificio estremamente conosciuto nel mondo. Opera maestosa e di straordinaria bellezza, amato dai turisti e ancora di più da coloro che appartengono a questa città. Lascia senza fiato la sua imponenza e stupisce e meraviglia la cupola nata dall’idea e dalla messa in atto del nostro genio Brunelleschi. I dettagli che si possono osservare sono infiniti, ma qualcuno è più insolito degli altri e un’antica leggenda racchiude quel tratto malizioso di vendetta che un po’ contraddistingue noi cittadini di questa stupenda città… 

Possiamo osservare il Duomo cento, mille volte senza però rendersi conto della presenza di alcuni doccioni antropomorfi rappresentanti degli animali. Si dice che in passato ci fosse questa antichissima usanza di omaggiare, sulle pareti delle grandi costruzioni, gli animali che, grazie al loro duro lavoro, ne avessero reso possibile la costruzione. Tra i molti doccioni marmorei che ritroviamo sulla nostra Cattedrale ce n’è però uno che, secondo una leggenda, nasconde una storia intrigante… 

Si dice che nel 1400, quando la realizzazione del Duomo arrivò all’altezza dei doccioni, in via Ricasoli abitasse un sarto che era estremamente geloso della moglie. Tuttavia pare che la Signora riuscisse ad ingannare il marito e che intrattenesse segretamente una relazione amorosa con un capomastro dell’Opera del Duomo. Quando però il sarto venne a conoscenza dell’illecita tresca denunciò i due amanti al Tribunale Ecclesiastico. Cosa fece dunque il capomastro incriminato?

Per tutta risposta usò l’espediente dei doccioni per costruire la testa di un toro ornato di corna sul lato sinistro del Duomo, tra via Ricasoli e via Dei Servi. La faccia dell’animale, sempre rivolta verso la casa del marito cornuto, gli avrebbe costantemente ricordato la sua triste condizione. Insomma, come si suol dire, quel pover’uomo si prese prima il danno e poi pure la beffa.