Stabilizzare il clima globale è anche un buon investimento economico. Lo sostiene su Science un team di scienziati internazionali.
Il prof. Marco Bindi è docente all’Università di Firenze ed è l’unico autore italiano di un articolo su Science che si rivolge ai leader mondiali per un impegno urgente contro il cambiamento climatico. L’articolo è stato pubblicato in concomitanza con la mobilitazione mondiale a difesa dell’ambiente Friday for Future (“The human imperative of stabilizing global climate change at 1.5°C” DOI: 10.1126/science.aaw6974).
L’articolo è il risultato delle attività delle ricerche scientifiche svolte nell’ambito dello special report Global Warming 1.5°C dell’Intergovernmental panel climate change delle Nazioni Unite ed evidenzia il fatto che investire nella risoluzione dei cambiamenti climatici sia anche un buon business: agire per ridurre i cambiamenti climatici costerà molto meno dei danni altrimenti inflitti dai cambiamenti climatici a persone, infrastrutture ed ecosistemi.
Così noi di Sei di Firenze se abbiamo colto l’opportunità per fare qualche domanda in più al prof. Marco Bindi per comprendere gli esiti del suo studio e gli effetti che possono coinvolgere la nostra realtà fiorentina e Toscana. Ringraziamo il prof. Marco Bindi per la sua disponibilità e le sue risposte.
Ecco l’intervista al prof. Marco Bindi
Lei è autore di un articolo su Science che si rivolge ai leader mondiali per un impegno urgente contro il cambiamento climatico sostenendo che investire nella risoluzione dei cambiamenti climatici sia anche un buon business. Quali possono essere i vantaggi economici?
I vantaggi economici sono duplici:
1) diretti, l’adozione di strategie di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici richiedono sviluppo di nuove tecnologie o comunque dell’applicazione delle stesse, che potranno generare vantaggi economici per coloro che avranno il “know-how scientifico e tecnologico”;
2) indiretti, perchè investire in queste strategie permetterà di ridurre i danni economici determinati dai cambiamenti climatici, quindi il ritorno economico sarà ben maggiore dei costi.
Dal suo studio emerge un collegamento tra i cambiamenti climatici e la realtà economica. Quali potrebbero essere gli effetti nella realtà economica fiorentina?
I cambiamenti climatici sono un problema che ha ripercussioni sulla quasi totalità delle attività che ogni giorno interessano un area come quella fiorentina. Basti pensare ai trasporti e alla necessità di ridurre le emissioni degli autoveicoli, al turismo che potrebbe vedere delle variazione della domanda durante i vari periodi dell’anno (meno nei periodi troppo caldi estivi e magari maggiori nei mesi invernali), al paesaggio tipico toscano con variazioni della copertura vegetativa, al verde urbano che potrebbe fungere da volano termico e sequestratore di CO2, ecc.
Le colline di Firenze sono conosciute in tutto il mondo per la presenza di viti e ulivi. I cambiamenti climatici potrebbero riuscire a modificare significativamente i nostri paesaggi?
Questo si ricollega alla precedente domanda e pone l’accento su se e come potremo continuare a avere i nostri oliveti, le nostre vigne e i nostri cereali. La risposta è sì, ma sicuramente dovremo essere in grado di colturali in modo diverso, da una parte con una coltivazione di precisione che permetta di tutelare l’ambiente e dall’altra con una capacità di adattarci alle nuove condizioni climatiche (variazione delle varietà coltivate, aumento delle capacità di immagazzinare acqua, ecc.).
L’articolo su Science si rivolge ai leader mondiali. Invece, Regione Toscana e Comune di Firenze cosa potrebbero fare per contribuire alla risoluzione dei cambiamenti climatici?
Il ruolo dei decisori politici a qualsiasi livello nella battaglia dei cambiamenti climatici deve essere in grado di coniugare e favorire/incentivare le misure di intervento che possano dare risultati nel breve periodo, con quelle che invece daranno risultati solo nel lungo periodo.
Se penso al settore dell’agricoltura, che è quello che meglio conosco devo dire che la Regione Toscana con il suo Piano di Sviluppo Rurale è sicuramente tra le regioni italiane che più ha messo l’accento attraverso tutta una serie di misure per favorire l’adattamento e la mitigazione ai cambiamenti climatici.
Quali sono i provvedimenti più urgenti per salvaguardare i nostri sistemi agricoli?
Il problema che più affligge l’agricoltura è il basso reddito che essa determina e la scarsa adozione di innovazione nella produzione. E’ evidente che i due problemi sono legati tra di loro, perchè senza un reddito sufficiente è difficile pensare a introdurre innovazioni che spesso ha dei costi e richiedono una formazione che attualmente non c’è.
Il problema del reddito può essere affrontato solo a partire da una produzione di qualità che rispecchiando le peculiarità del nostro territorio e tutelandole possa riuscire a spuntare prezzi di vendita maggiori; mentre il gap di innovazione deve essere affrontato prima di tutto formando gli agricoltori e poi dando loro i mezzi e il supporto per introdurre le nuove tecnologie che orami sono disponibili (droni, nanosensori, previsioni meteorologiche e climatiche, automazione, intelligenza artificiale, ecc.).