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Foggy: iniziamo con questo tuo nome d’arte. Come l’hai scelto e perché proprio questo?

Foggy è un soprannome che mi è rimasto nel tempo, quando avevo circa 17/18 anni avevo una fidanzatina che viveva vicino Bologna, quindi spesso andavo a trovarla da Palermo. Lei aveva un gruppo di amici piuttosto grande e sopratutto i primi tempi io ero molto timido, e loro parlavano di cose che non conoscevo, a volte in dialetto, quindi un giorno una sua amica mi diede questo soprannome.
Ho deciso di lasciarlo anche per questo progetto musicale per praticità, e perchè c’è qualcuno che non sa il mio vero nome e mi chiama Foggy. Io stesso soprannome adesso ne ha anche altri come Foggy Nelson, Foggi, Foggatron.

 

“My Day”, il tuo nuovo singolo: ce ne puoi parlare?

My Day descrive le sensazioni vissute un sabato notte invernale, tra il centro di Lisbona e Cacilhas, dall’altra parte del fiume, seguendo il percorso ricreato nel video.
E’ nata da un’intuizione avuta quella notte che mi ha portato davanti nuove realtà e mie problematiche.
Parla di cosa si prova quando arrivano nuove forti emozioni e della consapevolezza che si ha nel saperle riconoscere e comprendere.
In parte è anche descrittiva, la canticchiavo in testa mentre rientravo in centro a Lisbona col  traghetto, erano le 7 di mattina, cosi ho appuntato le frasi del testo e nei due giorni consecutivi l’ho registrata.

Cosa pensi di questa moda di cantare in inglese, rispetto all’italiano, dato che la canzone italiana è una musica amata ed apprezzata in tutto il mondo?

Purtroppo è cosi e non possiamo farci molto, dico purtroppo perchè credo che l’italiano nella musica, se usato bene può essere estremamente bello e musicale.
Credo però che questo stia leggermente cambiando, non solo con l’italiano ma anche con i dialetti, penso ai Nu Guinea che suonano in tutta Europa cantando in napoletano, o Alessio Bondì col dialetto palermitano.
Probabilmente il periodo in cui viviamo favorisce più facilmente gli scambi di informazioni tra le persone, diverse culture si mischiano sempre più tra loro e questo crea curiosità e stimoli nuovi.
Posso ascoltare da Lisbona con facilità musica araba come qualcuno in Costa Rica magari proprio oggi sta ascoltando una canzone italiana, e gli piace anche.
Vivendo fuori l’Italia è più facile rendersi conto di quanto la canzone italiana sia apprezzata fuori. Con stupore tantissimi portoghesi dopo avergli consigliato di ascoltare De Andrè mi hanno risposto: “lo conosco già”.

Dopo “My Day” è prevista l’uscita di un altro brano o di un album?

Probabilmente prima di un album lavorerò a un’altro singolo o magari un Ep. Ma ho tantissimo materiale e potrei già pensare a un disco, cerco di andare un passo alla volta.

 

Sei mai stato a Firenze o in Toscana? Hai dei ricordi con la nostra terra?

Sono stato varie volte, a Firenze e in generale in Toscana, e ne ho bellissimi ricordi. Nei vari tour con Nicolò Carnesi passammo spesso per dei concerti. In particolare ho un bel ricordo di un concerto al Tender, vennero a trovarci tanti amici che in quel momento erano in città, e poi Federico Fiumani, Dimartino. Credo che fosse nel 2013. Mi è rimasto un legame affettivo anche con Pisa, le belle serate passate tra i ponticelli pieni di universitari, ma sopratutto la cecina.