Le Auto elettriche: un miraggio … da desiderare
Siamo indietro.
Siamo un paese che non riesce ancora a capire le immense possibilità di miglioramento che potrebbe avere. Un esempio su tutti è l’utilizzo delle auto elettriche. In Italia nel 2016 sono state vendute 2.560 auto elettriche. Lo 0,1% rispetto al totale delle immatricolate.
Siamo costantemente al palo. E non per l’ignoranza in materia dei possibili fruitori, ma perché in Italia ancora una volta tutto ciò che può essere innovazione è gioco forza legato a prezzi esorbitanti. Nonostante i veicoli elettrici siano esentati per cinque anni dal bollo, abbiano sconti sull’assicurazione e in alcune città non paghino il parcheggio pubblico, se per una macchina a benzina servono in media 15.500 euro, per una elettrica ce ne vogliono 33.500 euro. Una follia.
Ma che l’idea possa essere vincente, lo dimostra la Norvegia che può vantare una quota del 23,3% dei veicoli elettrici sul parco complessivo visto che l’acquisto è stato agevolato.
Educhiamoci alla possibilità di migliorare
Io viaggio in bicicletta, lo trovo il mezzo migliore per muoversi in città, ma potessi un auto elettrica l’acquisterei subito. Non a caso, quando posso “la noleggio”. Già perché il car sharing quello a volte funziona. Dopo una semplice registrazione al servizio di car sharing è possibile noleggiare un’automobile da utilizzare per brevi tragitti all’interno della città. Un servizio che si basa sulla condivisione, l’adozione di piattaforme digitali, come le app, per conoscere la disponibilità e localizzare le auto, la flessibilità d’uso e la scalabilità, il cliente paga il reale utilizzo del servizio al minuto. Una sorta di auto 2.0. Ma nonostante questo continuiamo a rimanere al palo.
E così vedi persone che viaggiano in macchina anche per fare 200 metri, che si accavallano nei parcheggi super affollati per non fare neanche un metro di strada a piedi. Forse è una questione di cultura. Forse non siamo ancora pronti. Forse non ci rendiamo conto davvero fino in fondo di quanto un cambio di stile di vita (e in questo caso un cambio di stile di movimento) ci potrebbe aiutare. E allora rimango dell’idea che la gente andrebbe educata. Che la modernità “sostenibile” dovrebbe essere incentivata. Che si dovrebbe aiutare chi vorrebbe poter migliorare.
Servirebbe coraggio. Dovesse mancarci: importiamolo.
Forse davvero siamo un paese per vecchi, ma io ci credo ancora. E ci credo ogni volta che viaggio in bicicletta e riesco ad evitare lo smog. E ci credo ogni volta che noleggio una macchina per girare in città, prendendola e lasciandola dove mi serve. E ci credo ogni volta che penso a quel che succede all’estero. Dove evidentemente hanno una visione più amplia della nostra.
Ma per le scelte coraggiose serve evidentemente coraggio.
Speriamo di averne.
O di riuscire ad importarlo.