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Il piano regionale di sviluppo che ci accompagnerà fino al 2020 è stato approvato, ma la Toscana, solo lo 0,52% per l’internazionalizzazione delle imprese. ”

Il consiglio regionale ha approvato il piano di sviluppo per la nostra regione, 24 i voti a favore con le opposizioni ad esprimere in blocco il loro voto contrario. La maggioranza e quindi l’amministrazione regionale hanno varato senza intoppi il piano includendo anche degli emendamenti provenienti dall’opposizione. Con questo articolo non voglio narrare le gesta delle parti politiche all’interno del palazzo della regione ma spingermi in un’analisi su ciò che il piano rappresenta e su ciò che sarebbe necessario fare.

Lo sviluppo della regione passa dal superamento della crisi

La Toscana deve perseguire una strategia in grado di orientare il sistema verso una crescita “intelligente, sostenibile e inclusiva”. Le problematiche che attanagliano il bel paese sono note ed all’ordine del giorno. Il fatto di vivere in una regione sostanzialmente virtuosa non deve deviarci dalla necessità di porre in essere analisi approfondite sulle questioni più salienti.

La nostra regione sta attraversando da quasi un decennio una profonda crisi occupazionale, di produzione e distribuzione del reddito un mix devastante che ha indebolito il tessuto socio-economico del territorio.
Il risparmio delle famiglie, nonostante l’assenza dei inflazione ha subito dei danni ingentissimi che hanno eroso la
capacità di risparmio ma anche lo stock accumulato nel tempo ed usato per affrontare le spese straordinarie altrimenti non sostenibili.

Toscana un brand da esportare

Se la struttura interna vacilla non si può dire altrettanto dei dati relativi all’export i quali mostrano una crescita straordinaria (+ 31% dal 2008 – 2015). Una crescita, questa, che non è solo più alta di quella delle altre regioni esportatrici del paese ma lo è anche rispetto a quella di molti paesi europei tra cui la tanto esaltata Germania. L’export è forte sopratutto grazie al settore del tessile e della moda, un segmento che non può prescindere dalle tradizioni del territorio la cui valorizzazione non basta mai. Questi dati oltre che a farci gonfiare il petto ci mostrano come l’accusa che ci vorrebbe cronicamente affetti da scarsa competitività sia molto stereotipata e smentita dai dati sopra citati. La Toscana vive di eccellenze, e del costante fermento delle piccole e medie imprese capaci di rappresentare l’Italia rimodulando in modo efficiente ed innovativo la loro offerta ed i loro metodi. Ritengo che la nostra regione debba essere trattata alla stregua di un marchio, un brand ricco di storia e contenuti di ogni genere che vanno raccontati e pubblicizzati.

Poca internazionalizzazione, pochissimo potere di mercato

La Toscana non è solo un luogo geografico, un punto sulla mappa ma un territorio che necessita una costante valorizzazione ed è per questo che trovo insufficiente dedicare lo 0,52% all‘internazionalizzazione del sistema produttivo. Una decisione totalmente differente rispetto ad un treno, quello delle esportazioni, che andrebbe seguito con maggiore convinzione al fine di compensare gli squilibri presenti altrove. Ridurre l’internazionalizzazione delle nostre imprese comporta la messa all’angolo delle ambizioni espansionistiche delle stesse le quali risultano sovraesposte allo shopping di competitors stranieri pronti ad impossessarsi di marchi e know-how altrimenti inimitabili.

I giovani, rete internet e trasporti, il percorso verso nuovi orizzonti

I dati sulla disoccupazione allarmano per questo motivo dovremmo rivoltare come un calzino la nostra offerta formativa. Bisogna valorizzare il capitale umano. Le Università non devono essere un esamificio ed i laureati non devono essere un semplice dato statistico utile a raggiungere il valore obiettivo. Devono essere individui formati in modo tale da poter avere basi utili su cui costruire il loro percorso di sviluppo. La crescita esponenziale del valore percentuale di laureati è rassicurante ma questo indicatore viene subito svilito dal gran numero di NEET presenti in Italia.

Sfidare le incertezze del nostro futuro è arduo, i mutamenti sono imprevedibili e l’orizzonte di difficile lettura ma è innegabile che per colmare il digital divide che ci affligge servono risorse ingenti. L‘accesso alla rete non è più un bisogno ma un diritto poiché attraverso di essa si stimolano le possibilità di crescita economica e mobilità sociale garantendo flussi informativi costanti ed utili per qualsiasi tipo di utente. Troppe zone della Toscana risultano sorprendentemente emarginate a causa della bassa qualità della rete internet. Un handicap grandissimo per qualsiasi settore e che si rivela nocivo per qualsivoglia iniziativa di sviluppo. La società in rete è fatta di flussi di dati, di persone e di merci investire nelle infrastrutture che reggono questi “beni” è fondamentale per dare alla Toscana la possibilità di essere una regione turistica ma anche dinamica ed innovativa.