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In questa rubrica settimanale, ogni mercoledì su seidifirenzese.it oltre che discutere di politica e società, intervisteremo personaggi importanti che gestiscono la cosa pubblica in ambito di Firenze e della Città Metropolitana. Tutto questo per capire che tipo di persone sono nella vita quotidiana, cosa c’è oltre alla figura istituzionale. Uno di questi è sicuramente Francesco Torselli, elemento di spicco del partito Fratelli d’Italia, movimento nato dopo la fine del Pdl per volontà di Giorgia Meloni.

Francesco Torselli, elemento di spicco del partito Fratelli d’Italia

Francesco Torselli ci accoglie nel suo ufficio di Palazzo Vecchio. E’ stato uno dei primi a rispondere positivamente alla nostra richiesta di intervista e ne è parso subito entusiasta. Nonostante fosse uscito da poco dal Consiglio, si è sottoposto alle nostre domande più varie senza tirarsi indietro, rispondendo sinceramente e con ironia.

Per chi non lo conoscesse politicamente è il portavoce dell’opposizione in Consiglio Comunale a Firenze, politico di spicco di Fratelli d’Italia nella nostra città ed in Toscana, è infatti coordinatore regionale del partito della Meloni.

Con questa intervista cercheremo di conoscerlo più approfonditamente, andare oltre al personaggio che possiamo riscontrare nelle sue dichiarazioni pubbliche sui giornali o nelle sedi istituzionali.

La prima domanda è a tema libero: parlaci di te in poche parole, raccontaci qualcosa che vada oltre al Torselli politico.

Ho 42 anni, sono appassionato di politica fin dai tempi delle scuole superiori, fidanzato. Appassionato di comunicazione grafica e pubblicità, che sono riuscito a trasformare in un lavoro, fanatico di Fiorentina e di tutti gli sport motociclistici. In particolare, sono tifoso di Valentino (Rossi, ndr.) e di tutti quelli che battono e che arrivano davanti alla Ferrari.
Per un tifoso ferrarista, come me, è un colpo al cuore. Come mai questa tua avversione?
Tutto questo è nato perché la mia generazione non guardava i Gran Premi di Formula 1, troppo noiosi. Il primo in assoluto che ho visto, però, è stato Montecarlo ’84. Tutti coloro che hanno visto quella gara non hanno potuto fare a meno di innamorarsi di Ayrton Senna. Morto lui, non puoi avere un altro idolo.

Rimaniamo in tema di sport, allora. Si sa che il rapporto nazionale italiana-Firenze non è mai stato dei migliori. Cosa preferiresti, lo scudetto alla Fiorentina o Italia campione del Mondo per la quinta volta?

Baratterei anche la salvezza della Fiorentina al posto dell’Italia campione del Mondo (ride, ndr.). La prima partita che ho visto da solo allo stadio, i miei genitori mi avevano, infatti, dato il permesso di andare al Franchi senza di loro, una conquista per un ragazzo quasi quattordicenne, è stata Italia-Messico, nell’inverno del Novanta. Entravo per la prima volta in Curva Fiesole convinto di vedere la partita dell’Italia, da tifoso dell’Italia. All’epoca, infatti, se tu mi avessi chiesto questa domanda avrei risposto sicuramente: la vittoria del Mondiale. Poi, però, una volta in curva, per novanta minuti i tifosi della Fiorentina hanno, anzi, abbiamo perché, essendo ragazzo, ti fai trascinare, insultato l’Italia, Matarrese e abbiamo tifato Messico. Da quella partita ne sono uscito talmente traumatizzato che ancora oggi non avrei dubbi su cosa scegliere: sicuramente lo Scudetto! (ride, ndr.)

Parliamo di un altro sport o meglio di una rievocazione storica. Sappiamo che sei un appassionato di Calcio storico fiorentino e tifoso azzurro. Da dove nasce questo tuo amore per il calcio in livrea e perché proprio gli Azzurri di Santa Croce?

La passione nasce da ragazzino quando vedevo le prime partite sui canali televisivi locali.
In realtà da piccolo stavo per i Bianchi, perché i colori bianco e viola mi facevano pensare alla Fiorentina. Poi, da più grandicello, sono diventato tifoso azzurro perché avevo le prime compagnie e i primi gruppi di amici di fede Azzurra e da lì è nato tutto. Appena arrivato in Palazzo Vecchio ho visto che molti colleghi consiglieri avevano remore nel dichiarare il loro tifo, ma ritengo sia meno ipocrita dire che sostieni un colore piuttosto che dire “sto per tutti e quattro i quartieri”. Le cose sono due: o non te ne frega nulla oppure hai un colore nel cuore, che però vuoi tener nascosto.

«O non te ne frega nulla oppure hai un colore nel cuore, che però vuoi tener nascosto.»

Come hai accennato prima, hai cominciato a fare politica dal liceo. Perché? Cosa ti ha spinto?

Secondo me le generazioni e le persone sono segnate dagli episodi. Faccio un esempio: se guardi il Gran Premio di Montecarlo del 1984, da ragazzino, appassionato di macchine e vedi Senna partire ultimo e arrivare secondo sotto la pioggia, difficilmente non potrai appassionarti alla Formula 1, avendo questo amore innato per questo sport. In politica la stessa cosa.

La mia generazione è quella generazione che all’età in cui sommariamente ti interessi alla politica, in cui inizi a sentirne parlare, ne senti trattare perché inizia Tangentopoli, perché vedi che le persone che dovrebbero governarti, di qualsiasi colore politico, e che dovrebbero fare il bene del tuo Paese, sono lì ad arricchirsi e a fregarti il futuro. Se torni a casa e vedi i tuoi genitori di fronte alla televisione perché stanno parlando della strage di Capaci, appena successa, non ti puoi non appassionare di politica. Sono episodi che ti fanno aprire gli occhi, ti fanno suonare una campanella. Poi, puoi decidere se ascoltarla oppure girarti dall’altra parte.

«Non credo che a quindici, sedici, ma anche a vent’anni ti puoi sentire fascista o comunista, non sai nulla di tutto ciò.»

Io che mi appassiono facilmente, la mattina successiva ero ad iscrivermi al Fronte della Gioventù. Non credo che a quindici, sedici, ma anche a vent’anni ti puoi sentire fascista o comunista, non sai nulla di tutto ciò. Ti vai ad iscrivere a quello che ti sembra il mondo più distante da quella roba che vedi, ossia da Tangentopoli. In Toscana, a Firenze, questo mondo era il Fronte della Gioventù. Non nascondo che se fossi nato a Milano probabilmente mi sarei iscritto alla Lega Nord. Poi subentra l’ideologia, conosci il mondo politico e le persone e capisci che c’è altro oltre la ribellione.

Stemperiamo un po’ con una domanda più leggera: meglio un buon libro o una serie TV?

Fino a due anni fa avrei scelto un buon libro, mi è sempre piaciuto leggere e leggevo tanto. Ritenevo le serie Tv stupide. Poi, come dicevo, due anni fa un’influenza estiva mi ha tenuto a casa e ho scoperto il Trono di Spade. In un mese mi sono guardato sei stagioni perché stava per cominciare la settima. Insomma, mi sono appassionato alle serie Tv.

Come tutte le cose, non esiste un bene o un male: ci sono delle serie tv che valgono un buon libro, ci sono delle serie tv che sono spazzatura. Come anche i libri: alcuni sono spazzatura altri valgono la pena di essere letti.

Non ero al corrente di questa tua passione. Colgo allora la palla al balzo: qual è il tuo personaggio preferito del Trono di Spade?

E’ per forza Daenerys Targaryen, perché è la più bella di tutte, ha i draghi!

Parliamo di Firenze, a quale zona della nostra città sei più legato, a quale angolo di Firenze hai legato un piacevole ricordo che ci vuoi raccontare?

Ho avuto la fortuna, qualche anno fa, dal 2008 al 2014, insieme ad altri ragazzi, di avere in gestione un bar e ogni tanto mi capitava di fare apertura. Una mattina, verso le 5, passai sui Lungarni in motorino. Non mi era mai capitato ma mi toccò fermarmi per ammirare lo spettacolo che mi si parava davanti. Era fine inverno, stava cominciando piano piano ad albeggiare, c’era una nebbiolina sottile, il silenzio, non c’era anima viva. Ho subito pensato: “Quanto sono fortunato a vivere a Firenze, a passare di qui, quando ci sono persone che non vedranno mai tutto questo”.

Tra un anno ci saranno le elezioni amministrative a Firenze: potresti essere in corsa per essere scelto come candidato sindaco del Centrodestra unito?

Ho abbastanza stima di me stesso per credere che, al pari degli altri miei colleghi in Consiglio comunale, ho tutte le capacità necessarie per poter fare il candidato sindaco a Firenze. Non mi sento inferiore a nessuno.

Potrei essere in corsa? Spero di no, perché il Centrodestra ha ottime possibilità di vincere a Firenze nel 2019. In Toscana, d’altronde, in 6 province su 10 è già successo.
Per vincere qui da noi, però, serve l’ultimo tassellino: un candidato sindaco che si porti dietro un suo bagaglio di consenso. Francesco Torselli, per questo, non è un candidato vincente, come difficilmente potrebbe vincere uno qualunque dei miei colleghi del centrodestra in Palazzo Vecchio, anche se sono tutti bravi.

«Preferisco vincere, piuttosto che fare il candidato a sindaco.»

La scorsa settimana, raccogliendo dei rumors per un mio articolo, mi erano giunte voci di una possibile candidatura a sindaco di Jacopo Cellai, capogruppo di Forza Italia a Firenze. Secondo te è fondata questa ipotesi?

Jacopo Cellai è bravissimo, una persona da cui ho imparato come si fa il consigliere comunale, ha grandissime doti umane e grandissime capacità. Persona preparata e che ha storia e cultura politica. Oggi, però, per vincere serve un candidato che porti un suo bagaglio di consenso, 5 o 6 mila preferenze personali.

Siamo al termine dei cinque anni di amministrazione Nardella. Dammi un tuo giudizio del tuo operato in questa legislatura e un commento sull’operato della giunta attuale.

Sono estremamente contento degli ultimi mie cinque, dieci anni considerando anche il primo mandato, in consiglio comunale. Un’esperienza come questa la consiglio a tutti i nostri concittadini. Spero in futuro di continuare a fare politica, perché mi piace, ma qualsiasi ruolo il mio partito mi darà l’opportunità di rivestire in futuro non sarà mai come aver fatto il consigliere comunale a Firenze. La prima volta che ti siedi in un banco del consiglio comunale provi qualcosa di indescrivibile se ami la nostra città.

Del primo mandato, salvo sicuramente il dibattito in consiglio comunale.

Chi conosce la mia storia politica sa bene che non posso essere tacciato di renzismo, ma di Matteo Renzi si deve dire una cosa: ha portato un’attenzione mediatica e di contenuti sul consiglio comunale di Firenze senza precedenti. La giunta era preparatissima, va riconosciuto: c’era Angelo Falchetti, Massimo Mattei, Stefania Saccardi, Rosa Maria Di Giorgi. Per fare un dibattito con loro ti dovevi preparare, dovevi stare attento.

Dei secondi cinque anni salvo il rapporto che mi sono costruito con i miei colleghi di opposizione. Un mio successo personale è quello di aver fatto il portavoce dell’opposizione da iscritto ad un gruppo che contava un solo consigliere comunale. Quando ci sono eletti in partiti che stanno ai tuoi antipodi ideologici e partiti che ti sono affini ma che hanno il quadruplo degli eletti e ti chiedono di rappresentarli tutti, vuol dire che godi della loro stima. E’ una soddisfazione unica.

«Dario Nardella credo sia stato il peggior sindaco di Firenze da quando seguo io la politica»

La giunta di questi ultimi cinque anni è stato un vero disastro, Dario Nardella credo sia stato il peggior sindaco di Firenze da quando seguo io la politica. Un sindaco che ha iniziato il suo mandato parlando di periferie ma oggi, purtroppo, queste presentano dei livelli di degrado e di problematicità che non sono degne della città di Firenze, soprattutto per chi ci vive.

Ha scimmiottato il suo predecessore sugli slogan e a differenza di Renzi non ne azzecca mezza, si veda la Tramvia. Un sindaco completamente assente dal dibattito politico cittadino ed è più assente dal consiglio comunale di Matteo Renzi.

Nella sua Giunta ci sono assessori con preparazione tecnica notevole ma il livello del dibattito politico in aula è zero. Il partito di maggioranza ha cercato di azzerare, inoltre, il dibattito politico in Consiglio: ha modificato il regolamento per limitare al minimo le possibilità dell’opposizione di parlare. Questo vuol dire solo una cosa: non hai argomenti.

In definitiva: il gruppo di maggioranza, la Giunta e il sindaco io li ritengo i peggiori che Firenze abbia mai avuto. Non mi viene niente da salvare, se non il tentativo dell’assessore Gianassi di farsi vedere sui temi della sicurezza. Ma anche lui si fa vedere con slogan senza portare i fatti.

In conclusione di questa nostra chiacchierata, che consiglio daresti al Torselli di 10 anni fa e cosa speri per il Torselli che verrà tra 10 anni?

Per il futuro, mi auguro di vedermi con una famiglia a vivere in una Firenze più tranquilla e bella di quanto sia oggi. Vedere mio figlio poter girare la sera in bicicletta senza dover temere per la sua incolumità. Mi auguro di poter continuare a far politica, secondo il ruolo che mi darà il mio partito.

Un consiglio per il me del passato forse potrebbe essere quello di imparare prima ad aprirsi agli altri, di essere un po’ meno settario nella scelta delle amicizie. Questo consiglio può valere sia per la politica che per la vita quotidiana. Questo è un grande insegnamento che ho imparato stando a Palazzo Vecchio: ti insegna ad aprirti alle persone e ad ascoltarle, anche a quelle che all’inizio non ti saresti mai avvicinato. Non sono una persona chiusa, ma ho sempre pensato che chi mi stava intorno, chi faceva parte del mio cerchio avesse un qualcosa in più.

In generale, comunque, consiglierei al mio me stesso del passato di inseguire prima i sogni nel cassetto.