Riccardo Lupino, Giovanni Degl’innocenti e Daniele Palmi, sono loro i tre componenti dei DuoVa, il trio comico (a dispetto del nome) che sta conquistando il web fiorentino e toscano, narrando la vita dei campi in modo goliardico e attraverso la musica.
Hanno esordito l’11 Novembre 2017 con la canzone Adotta un contadino e a poco più di un anno dal loro esordio, hanno conseguito un successo straordinario. Un anno fortunato del quale abbiamo voluto parlare con Riccardo, il più giovane del gruppo.
Rompiamo il ghiaccio. Chi sono i DuoVa? Com’è nato il gruppo e cosa si propone?
Innanzitutto, va detto che noi DuoVa siamo l’unico duo composto da tre elementi: io, Giovanni Degl’innocenti e Daniele Palmi. Io sono quello che ha lanciato l’idea e che scrive i testi, Giovanni cura tutto il comparto musicale e Daniele (l’unico del trio che non si vede) cura, insieme a Giovanni, la parte musicale e si occupa della regia.
Siamo nati, un anno fa, per puro divertimento. Abbiamo esordito con il singolo Adotta un contadino, che voleva essere una sorta di spot per sensibilizzare sul problema del sovrannumero degli ungulati nelle campagne.
Io sono un contadino, ho una piccola attività nel Chianti, ho sempre avuto un atteggiamento adatto al palco e ho sempre cercato di raccontare ai miei amici cosa fosse davvero la vita nei campi. Una vita vista attraverso troppi stereotipi, ma che in realtà è fatta di tanti problemi. Di questi problemi ho parlato con Giovanni e lui, fuori dal mondo agricolo, era coinvolto dal modo in cui parlavo di questi problemi.
Abbiamo così cominciato girando i nostri video con il telefonino. In seguito, abbiamo coinvolto Daniele Palmi che ha messo la sua professionalità al nostro servizio. Adotta un contadino è diventata subito virale, siamo finiti su alcuni giornali. Forse perché abbiamo trattato una problematica reale con un atteggiamento del tutto nuovo.
Non immaginavo che le agricoltura e le problematiche che ad essa sono legate, potessero interessare anche i non addetti ai lavori. Così abbiamo deciso di proseguire.
Cosa si aspetta il non addetto ai lavori dalla vita dei campi e quale immagine avete cercato di dare?
Noi, più che altro, vogliamo contrastare un’immagine. Sono dieci anni che lavoro la terra e non sono d’accordo sulla visione che i ragazzi ne hanno. Tutti pensano alla vita dei campi come ad agriturismo, piscina, casa colonica e vigna. Non è così. Solo una parte è così. Io ho soltanto un pezzo di terra, una zappa e un trattore.
Io vorrei dare un’immagine reale della vita di campagna, una vita fatta anche di problemi: il problema di dover recintare i tutto, i problemi burocratici che ti costringono a chiudere l’azienda ecc. Io voglio coinvolgere le persone facendo capire cosa è realmente l’agricoltura, perché tutto ciò che mangiamo viene dalla terra e dal lavoro di un agricoltore.
Sinceramente non so cosa può aspettarsi da noi la gente, ma il messaggio che vogliamo trasmettere è quello che ti ho appena detto.
Cosa sono, per te, la terra, l’agricoltura e la vita in campagna?
Per me la terra è tutto. Senza agricoltura e senza terra non si vive. E’ grazie alla terra e all’agricoltura se siamo qui.
Un’idea che ho voluto sempre contrastare è quella del “bisogna rispettare la natura. Punto e basta”. Io devo potare l’ulivo e tagliare i rami secchi per avere le olive, anche se questa potrebbe vivere lo stesso anche con i rami secchi. Per vivere di agricoltura la natura va un po’ forzata, ma ovviamente va fatto con rispetto. Qualsiasi pianta è lì perché è stata messa lì da me.
Cosa consiglieresti ad un giovane che ha la passione per l’agricoltura e decide di dedicarvisi?
Io mi sono dedicato all’agricoltura per pura passione, dopo aver fatto altro per lungo tempo, appena mi è capitata l’occasione.
Consiglierei, almeno che non vi sia una grossa azienda di famiglia già avviata, di andare da qualcuno a cui chiedere consigli e capire cosa davvero comporti questo lavoro. Poi dico di specializzarsi in un tipo di coltivazione, che sia l’ulivo la vigna o qualsiasi altra cosa, ma allo stesso tempo fare un po’di tutto.
Trovare un angolino di orto in cui coltivare un po’ di tutto. Se ti focalizzi su una sola cosa, secondo me, perdi un po’quel contatto con la natura di cui ti parlavo.
Tra le varie canzoni che avete fatto, ne hai una che fa ridere te per primo ascoltandola ancora adesso?
Ti direi tutte.
Una è Seitan, forse perché non è propriamente agricola. Una canzone che parla dei vegani, ma in modo diverso. Con questa canzone ci siamo chiesti perché prima i vegani fossero pochi e ora siano a migliaia. Questa canzone è anche nata in maniera molto buffa. Una sera abbiamo preso la chitarra, abbiamo scritto la canzone di punto in bianco e il giorno dopo l’abbiamo registrata, poi abbiamo fatto il video e l’abbiamo fatta uscire.
Avete progetti per l’immediato futuro?
Innanzitutto abbiamo in programma l’uscita del nostro primo CD, il cui titolo sarà Natura morta. Un titolo un po’duro ma con il quale far capire che noi stiamo facendo morire la natura per davvero e invece dobbiamo curarla e tenerla in vita. Fino al 25 Dicembre si potrà partecipare al crowdfunding per fare il CD.
Poi, ai primi di Dicembre, uscirà la canzone che lancerà il disco che si chiama Fegatino. Che parlerà delle nostre tradizioni, che non devono andare perse. La mia paura è che tra dieci anni si vada a mangiare in trattoria e non ci sia più il fegatino e che le trattorie diventino tutte sul modello Master chef. Infatti la canzone vedrà, nel video, una sfida tra Carlo Cracco e mia nonna sul cibo. Io quando vado in trattoria voglio la scodella con la pastasciutta, no il piatto di nouvelle cousine.
Infine, per l’anno nuovo, speriamo di portare a teatro tutte queste nostre idee.