Articolo estratto da TaxiNews (edizione Giugno 2019): rivista cartacea a distribuzione gratuita su tutti i Taxi di Firenze
Simone Andrei di So.Co.Ta, la sua avventura a bordo del taxi comincia nel 1995. Agli inizi intraprese questa attività in supporto del padre, nella speranza di mettere da parte un po’ di soldi dopo gli studi alla Facoltà di Agraria. Dopo 12 anni di turno notturno, adesso copre il turno di giorno.
Parla con un velo di malinconia dei suoi primi tempi a bordo e del clima che si respirava tra i colleghi. “C’era molto spirito di gruppo. Anche al di fuori del lavoro si erano venute a creare delle amicizie forti e durature”. E riferendosi alla generazione di tassisti precedente alla sua, quella di cui fa parte anche il padre: “Appartenevano ad una generazione diversa. Una che non ha avuto, per così dire, la pappa pronta come abbiamo avuto noi o chi è venuto dopo”.
Il lavoro di tassista è un vero e proprio affare di famiglia: anche il fratello Marco infatti lo è, sempre di So.Co.Ta ma, come spiega Simone, lavora solo e soltanto di notte. “Ha provato di giorno ma non è il suo”.
Un tuo bilancio dei tre anni da amministratore della cooperativa?
“Per due anni molto positivo. In questo inizio anno, come successo ad altri operatori, patiamo il calo del turismo sia perché la Pasqua è arrivata tardi sia per il tempo metereologico. In generale però i miei tre anni sono stati buoni: non ho neanche mai litigato con un altro membro del Cda”.
Raccontaci un episodio curioso?
“Qualcosa di veramente assurdo mi è capitato durante il turno di notte. Telefona una guardia giurata che sorprende alcune persone e mi chiede di riaccompagnarle. Loro mi confessano di non avere i soldi ma mi pagano con dei numeri del lotto. Numeri vincenti a detta loro. Ho riso talmente tanto che non mi sono preoccupato del pagamento. Poi, convinto davvero che ne valesse la pena, sono andato a giocarli ma ovviamente non ho vinto”.
Dopo tanti anni trovi ancora gli stimoli giusti per proseguire in questo lavoro?
“Per certi versi sono un po’ diminuiti però questo è un lavoro che dà libertà, sempre fuori e a contatto con le persone, nel bene e nel male”.